Maria di Ísili di Cristian Mannu è, semplicemente, un capolavoro.
Un capolavoro per lo stile, per la ricchezza e la particolarità e la spontaneità del lessico, per la bellezza della storia, per la ricchezza e per l’introspezione dei personaggi, per i luoghi, per la lucidità sul modo di pensare e di vivere di una generazione.
Un romanzo che non può non toccare le corde di ognuno di noi su quelli che sono i sogni d’infanzia, i rapporti con amici e familiari, le idee sull’amore e le speranze sul futuro, la vita che prende una rotta del tutto diversa da quella che ci si immagina prima di iniziare a vivere davvero.
Vicende di vita e sentimenti che ti toccano l’anima, il cuore, il cervello, vicende raccontate con la voce dei personaggi, sentimenti ed emozioni raccontate con la voce dei personaggi, punti di vista raccontati con la voce dei personaggi.
Io avrò anche la lacrima facile, ma penso di non aver mai pianto tanto per una storia come quella narrata in questo romanzo bellissimo, soprattutto verso la fine.
Nemmeno per la Trilogia della città di K di A. Kristoff ho pianto così.
Premio Calvino 2015
Una storia triste, quella di Maria e i tutti gli altri, ma con un bellissimo messaggio di speranza alla fine.
E che mi ha lasciato con una domanda: possono alcune vite, all’apparenza sprecate e vissute nel dispiacere, essere il preludio e la condizione necessaria per nuove vite vissute felicemente?
La risposta è sì.