Un romanzo della scrittrice Ágota Kristóf che racconta la vita di due gemelli, Lucas e Klaus, e della loro famiglia, durante la seconda guerra mondiale.
Una trilogia.
Una storia triste ma bellissima e avvincente, un libro duro, intenso, con frasi che sembrano schiaffi, che sono un pugno nello stomaco.
Sono tanti gli elementi che escono dalle pagine di questo libro, con forza e a volte con brutalità sconvolgente.
La cattiveria
Tutta la crudeltà del mondo è concentrata in poche situazioni e in alcuni personaggi, anche se non in tutti.
La povertà e la guerra
La miseria morale e materiale della guerra, gli orrori, la banalità del male che diventa persino abitudine, certe volte.
L’insensibilità cercata con ostinazione e l’esercitarsi alle cattiverie coltivati come scudo alla tristezza, come corazza per la solitudine, alla nostalgia e alla disperazione.
La realtà e l’immaginazione
Avrei voluto che fosse e, allo stesso tempo, la non accettazione di ciò che è stato, i racconti diversi ma entrambi possibili.
È il lettore a dover scegliere? Forse sì.
Vita e non vita
Il coraggio di vivere giorno dopo giorno e al contempo l’incapacità di continuare a vivere.
Non so se tutti possono apprezzare un libro come questo: serve sensibilità, mente aperta e assenza totale di moralismo.
Un libro unico anche per lo stile, la sintassi e l’intreccio dei piani narrativi.
Per me, è un capolavoro.
Edito da Einaudi